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Quando tutti i guai di una politica disattenta ai veri interessi del Paese vanno a ricadere - anche e soprattutto - sul comparto più colpito dagli eventi degli ultimi anni…
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La crisi di Governo, con le dimissioni del (ex) premier Mario Draghi, sono forse uno dei peggiori guai che il nostro Paese dovrà ricordare nel prossimo futuro. Dopo due anni vissuti con le difficoltà causate dalla pandemia, dopo i primi sei mesi del 2022 segnati da un conflitto che – seppure “distante” – ci tocca molto da vicino, dopo i tanti rincari che hanno assottigliato la capacità di spesa dei nostri connazionali e dopo le ultime settimane rese estremamente complicate dal caos del trasporto aereo, ora arriva quell’instabilità politica che è, da sempre, un enorme freno ai consumi.
È una brutta tegola per tutti: imprese, pensionati, operai e impiegati. È una brutta tegola che potrebbe toccare (anche se solo parzialmente) i fondi del PNRR, ma che – sicuramente – impatterà con tutte quelle altre misure che, per essere riconfermate, necessiteranno di un nuovo Governo, non rientrando nelle more di quello uscente che potrà impegnarsi solo nella cosiddetta ordinarietà.
E il Turismo? Per il turismo – ma ci siamo abituati – si prospettano tempi nuovamente bui: nessuno può dare per certo il mantenimento del Ministero del Turismo, nato meno di un anno e mezzo fa e già sulla graticola politica. Qualcuno dirà che il Ministero ha fatto poco, ma è un dicastero che abbiamo sempre chiesto a gran voce sin da quel 1993 in cui l’esito referendario lo fece sparire dalla scena. Quindi, il fatto che possano eliminarlo nuovamente non è cosa che ci deve lasciare indifferenti, poiché torneremo a perdere un importante interlocutore. Perfettibile, certo, ma sempre importante, visto che altri non ne abbiamo.
Il nostro settore è sempre stato celebrato (a parole…) da ogni partito, da ogni premier, da ogni personaggio politico più o meno importante. All’atto pratico, però, tutti, indistintamente, l’hanno utilizzato per dar fiato alle trombe senza mai portare avanti un vero concerto. E dire che ci saremmo accontentati anche di un assolo, ma niente.
E parlo del settore, perché se poi guardo al nostro comparto, quello degli agenti di viaggio, devo dire che non è stato utilizzato neppur per dar fiato ai polmoni, non solo alle trombe, perché – a noi – non ci hanno proprio mai considerati. Sì, certo, tanti, in questi due anni e mezzo, hanno usato le agenzie di viaggio come un ariete per farsi largo nel mondo della politica o del business, ma – appunto – le hanno solo usate senza mai realmente far qualcosa di utile, qualcosa che le aiutasse a risolvere i mille e mille problemi del quotidiano.
Quindi, anche in questa circostanza ci toccherà arrangiarci: dovremo fare i conti con tutti i possibili ritardi sulle scadenze che avevamo identificato, riconsiderare le nostre programmazioni perché i viaggiatori, nell’incertezza politica, preferiranno attendere tempi migliori per far vacanze, e dovremo ripartire da capo per ricostruire quelle sinapsi di collegamento col mondo politico che tanto faticosamente avevamo messo a punto.
Come sempre… rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti.
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